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I Mosaici più antichi di Ravenna

I Mosaici più antichi di Ravenna nel “Palazzo di Teodorico”. Albergo vicino al “Palazzo di Teodorico” in Ravenna centro.

 

Foto: 1)il cosidetto Palazzo di Teodorico,2)cartografia del sito archeologico,3)retro Palazzo di Teodorico,4)un mosaico esposto al piano terra,5)la scala a chiocciola,6)la sala dei mosaici al piano superiore,7)frammenti del mosaico con la scena di caccia

 

I Mosaici più antichi di Ravenna raccolti nel cosiddettoPalazzo di Teodorico” : le pavimentazioni musive conservate nel “Palazzo di Teodorico” furono rinvenute nei pressi della chiesa di Sant’Apollinare Nuovo e della chiesa San Salvatore ad Calchi, in corrispondenza dell’ area ex Salesiani.

La prima campagna di scavo fu condotta tra il 1908 e il 1914 e successivamente -valutata l’importanza dell’apparato decorativo venuto alla luce - la Regia Soprintendenza alle Antichità di Ravenna promosse un intervento sistematico che riportò in superficie i resti del “Palatium” di Re Teodorico, risalenti al quinto secolo.

Nel settore meridionale dello scavo, quello prossimo a via Alberoni, emersero anche consistenti testimonianze di età romana, riferibili ad una grande villa suburbana: pavimenti realizzati in Opus Sectile e Opus tessellatum bianco-neri.

L’analisi del materiale archeologico ha consentito di risalire alla successione delle  fasi edilizie: la prima occupazione del sito si colloca tra la fine del primo secolo a.C. e il secondo secolo d.C.

Segue, dopo uno stacco di oltre due secoli, la completa riedificazione dell’area con l’ampliamento del complesso e la sua trasformazione in reggia nel corso del quinto secolo, voluta da Teodorico.

L’ arco cronologico, che si apre nel momento in cui furono eseguiti i primi mosaici e giunge agli ultimi restauri eseguiti su alcuni pavimenti, abbraccia un tempo assai vasto, dal primo al settimo secolo dopo Cristo.

Entro questo arco di tempo vanno collocate le opere che presentano motivi geometrici e figurativi.

Salendo lungo la scala a chiocciola del “Palazzo”, si giunge infine alla grande sala in cui sono raccolti una ventina di reperti di grande impatto visivo e di assoluto interesse documentario.

Tra i pavimenti di Età romana, di grande pregio (qualcuno dice che si tratta del reperto più bello realizzato con quella tecnica)  è l’ Opus Sectile della villa suburbana di età augustea (fine l sec. a.C.- inizio l sec. d.C.) composto da tarsie marmoree tagliate a triangoli e quadrati.  

Il mosaico, dopo il rinvenimento, fu strappato dal sito originario e collocato su lastre di cemento armato e tale è rimasto fino agli anni Ottanta, quando è stato nuovamente restaurato attraverso la rimozione del cemento e la ricollocazione su di un supporto finalmente idoneo alla sua conservazione e completa valorizzazione.

Proviene sempre dalla medesima stanza della villa il pavimento in Opus Tessellatum bianco e nero di fine l secolo: il lacerto presenta un’ampia fascia di raccordo di tessere bianche, un bordo esterno costituito da una banda di quattro file di tessere nere su cui poggiano i vertici di una doppia fila di triangoli a dente di sega dentellati, in colori contrastanti, disposti a scacchiera.

Tra i frammenti superstiti provenienti dalla reggia di Teodorico,  di grande impatto e notevole importanza è il mosaico pavimentale di un portico con la scena della caccia al cinghiale.

Della rappresentazione rimangono un largo tratto marginale ed alcune figure centrali. La caccia si svolge a cavallo, i cacciatori e gli animali si muovono entro un ambiente naturale.

Lo stile, nonostante il tempo spingesse verso altri approdi artistici,  è ancora quello “aristocratico”  di corte, che definiamo senza difficoltà ellenistico-romano.

Prof. Gianni Morelli.





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