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San Severo

IL COMPLESSO DI SAN SEVERO

 

Foto:1) San Severo, mosaico S.Apollinare in Classe,2)area degli scavi,3)mosaico presso "Cripta Rasponi"

 

Uscendo appena fuori città, circa 4 km dall’ hotel Centrale Byron, superato il ponte sui Fiumi Uniti, si trova l’area archeologica di Classe, antico sito del Porto della flotta romana dell’imperatore Augusto. Subito dopo troviamo, con i suoi 4000 mq di superficie, uno dei più grandi scavi di siti medievali d’Europa, il Complesso di San Severo.

 

Originariamente sorgeva una villa romana costruita in età augustea , la quale venne ampliata dai suoi proprietari nel corso del tempo, e diventò un complesso di alto livello e di grandi dimensioni, con pavimenti a mosaico, colonne e una zona termale. Era la residenza di una famiglia dell’aristocrazia ravennate dell’epoca, ristrutturata a più riprese nel corso del II e del III secolo.

 

Nel corso del V secolo viene costruito qui un piccolo mausoleo per ospitare il corpo di Severo, uno dei primi vescovi di Ravenna, di cui abbiamo notizie certe nel IV secolo. Un centinaio di anni dopo (fine del VI secolo), al mausoleo viene affiancato un vestibolo da un lato, e dall’altro una grande basilica: è la chiesa di San Severo, la gemella della vicina Sant’ Apollinare.

 

Il monumento, riccamente decorato con mosaici e marmi scolpiti, faceva parte del progetto della fondazione di una grande Ravenna, comprendente il sobborgo di Cesarea e la città portuale di Classe.

 

Il complesso di San Severo sopravvive alla decadenza di Classe causata dall’insabbiamento del porto. Già nel IX secolo, infatti, Classe non è più considerata una città, e conta solo poche centinaia di abitanti che vivevano presso le poche infrastrutture ancora in funzione e i principali monumenti. San Severo è proprio uno di questi.

 

Ciò che prolunga la vita di questo luogo molto oltre la scomparsa di Classe è l’aggiunta alla basilica di un monastero benedettino, anche questo dedicato a San Severo. Il monastero è subito considerato un monumento molto importante: nel X secolo ospita l’imperatore Ottone I di passaggio a Ravenna (vedi articolo Ottone I il grande). Il complesso resta in funzione fino al XV secolo.

 

Una delle più grandi scoperte dell’archeologia ravennate degli ultimi decenni è proprio la localizzazione e lo scavo del monastero, che torna alla luce dopo cinque secoli.

 

Lo scavo ha permesso innanzitutto di anticipare la datazione del complesso, che si credeva nato nel X secolo, probabilmente la sua fondazione risale agli ultimi decenni del IX secolo, cioè nel periodo in cui termina l’impero di Carlo Magno in Europa.

 

Dagli scavi gli archeologi hanno individuato tutte le strutture del monastero, che era costruito interamente in mattoni e si articolava intorno ad un grande chiostro porticato. Sono stati trovati tutti gli ambienti nei quali si svolgeva la vita quotidiana dei monaci: dalle cucine al refettorio, dai magazzini ai laboratori per la lavorazione del metallo ed altre attività artigianali, la sala capitolare.

 

Il monastero di San Severo era uno dei più importanti proprietari terrieri della zona in quel periodo e prova della sua magnificenza sono le centinaia di reperti, tra cui interi corredi di ceramiche e vetri di alta qualità che i monaci usavano alla loro mensa.Verso la metà del Duecento passa ai monaci Cistercensi; poi la sua comunità viene accorpata a quella di Sant’Apollinare nel 1455 e successivamente, nel corso del XVI secolo entrambi i monasteri vengono abbandonati e i monaci si trasferiscono a Ravenna.

 

Per lo stato di abbandono dopo poco tempo la chiesa fu demolita perché in rovina, poi sul luogo nel 1467  ne fu costruita una nuova, la quale rinnovata XVIII secolo, fu definitivamente distrutta nel 1820. Grandi parti di mosaico pavimentale furono asportate dalla Famiglia Rasponi per ornare uno dei loro numerosi palazzi in centro a Ravenna.

 

In questo palazzo, oggi sede della Provincia,(si veda articolo Piazza Caduti), si possono vedere nella cosiddetta “Cripta Rasponi”; altre parti di mosaico e reperti dell'antica chiesa si trovano al Museo Nazionale.

 

 

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